Oltre la soglia – una gemma gelosamente nascosta da Emanuela Navone
Nella miriade di pubblicazioni che mi capitano sotto mano ricevo “Oltre la soglia”, una straordinaria chicca calata su di me come un prezioso regalo. Avete presente quei volumi per cui ti innamori prima osservandoli dall’esterno, per poi quasi farci l’amore con le sinapsi una volta aperti? E tutto questo deriva dal parto di un’autrice dalla quale tutto mi aspettavo tranne che questo. Bibliografia fatta di thriller, noir e manuali di editing, giunge nel 2023 con un collier di diamanti sul collo tenuto nascosto sinora. “Oltre la soglia”, già il titolo è sublime, è un libro affascinante, dolce e al contempo tremendamente impegnativo. Voto 10 alla copertina, con questa fanciulla che sogna e sembra correre libera in un prato attorniata da farfalle. Immagine che andrà in netta contrapposizione con il contenuto del libro, dove le immagini urleranno inquietudine, disagio, prigionia, di una bambina che comincia a tirare le somme dei suoi primi anni di vita, fra mille incomprensioni e conti che iniziano a non tornare. Tutta l’opera rilascia un sapore agrodolce sopra uno sformato di
messaggi poetici che trasudano malessere, una nota stonata perpetua che deve trovare la sua direzione e il suo accordo musicale per tutto il viaggio che si farà fino a pagina 70. Sì, questo libro è un percorso preciso, e anche le sue pagine bianche sembrano urlare, concedono respiro dopo componimenti impegnativi. Un entusiasmante viaggio nei ragionamenti, nelle visioni, nelle ansie e nei timori che Emanuela, con spiazzante maestria, ha lasciato su carta attraverso versi densi di potenti sensazioni. Sembra di affrontare un videogioco: i tratti decisamente noir e agresti dei disegni addentrano nei componimenti di una ventenne che in un anno e mezzo (fra il suo diciannovesimo
e ventesimo anno d’età) ha dipinto con questi versi tutte le devastanti perplessità del suo mondo. Mondo nel quale si sprofonda appena “oltre la soglia”, identificata da questo portone, all’inizio, all’ingresso del libro, che vale ogni centesimo del suo prezzo e che non può mancare nel vostro scaffale di libri da collezione. Come può essere fatto meglio di così un diario personale che lasci il segno? Perché sì, questo libro lascia il segno per la qualità dei componimenti, di stile assolutamente fresco e
contemporaneo, dove la retorica non è mai formale ma è immaginaria e derivante, subdola. Poi, un’ulteriore chicca a pagina 64,65,66,77: l’immagine frammentata. In quattro pagine viene svelata una sezione di un’immagine meravigliosa, che sembra l’accesso al paradiso rappresentato fra le due colonne della vita, forse i genitori. Nel leggere questo libro a volte ho avuto la sensazione di assistere a una didascalia corale del documentario sull’infanzia di una bimba. Ne è un esempio l’opera “Baluginio di vita”.
Ed ecco un tenue baluginio di vita, s’innalza tra i fiumi impetuosi dell’anima guarita dalle dolorose ferite inflitte e pronta per una nuova vita. Cancellati i pensieri, cancellata l’immagine, corpo e anima sono pronti a rinascere.
Nonostante la solennità dei simbolismi e delle figure espresse, lo stile diretto e lineare garantisce fluidità alla lettura. Sono estremamente contento di aver conosciuto meglio quest’autrice, che è anche un’operatrice culturale che si spende per la causa letteraria su molteplici fronti, aiutando gli autori esordienti ed emergenti a venir fuori attraverso collane editoriali in sua gestione, una rubrica in gestione sui lavori redazionali presente un importante magazine e come attivista nel più grande collettivo per autori d’Italia. Mi giunge notizia che questo libro parteciperà al festival nazionale dello scrittore di Noale, a settembre. Direi che avrà delle ottime carte da giocarsi.
Claudio Secci