Recensione di Federico Ingemi sul libro “Tutte feriscono, l’ultima uccide” di Laura Costantini

Finalmente torniamo con una nuova recensione del professionista Federico Ingemi, entrato a far parte da qualche mese fra i professionisti partner del Collettivo. Questo mese ci onora della recensione del libro “Tutte feriscono, l’ultima uccide” di Laura Costantini. Vediamo un po’ cosa ne ha tirato fuori questa volta. Intanto complimenti per l’esaustività e l’attenzione sul testo al nostro recensore.


Laura Costantini, Loredana Falcone

Tutte feriscono, l’ultima uccide

  1. 213, Edizioni Il Vento Antico, 2021 (1° ed.2010).

Può l’ambientazione di un romanzo, spesso relegata solo a sfondo delle vicende narrate, elevarsi al grado di protagonista? Possono i caratteri e gli aspetti di una città concorrere a ricoprire la stessa funzione centrale? Tutte feriscono, l’ultima uccide risponde a questi interrogativi.

Le tranquille giornate di lavoro del luogotenente Quirino Vergassola e del giornalista Nemo Rossini, vengono scosse da una serie di ritrovamenti di cadaveri nel Tevere. Sono tutti barboni ripescati nelle stesse condizioni: drogati d’assenzio, sfamati per l’ultima volta con una ricetta dell’antica Roma a base di farro, marchiati a fuoco con incomprensibili sillabe latine. A complicare la vicenda, si aggiungono strane voci su di una donna, vestita con una tunica bianca, che appare sul luogo del delitto poco prima che le vittime si lancino dai ponti. Il luogotenente non ha dubbi: troppe coincidenze perché si parli di spiacevoli casualità o, come il suo teorema enuncia, “uno è un caso, due una fatalità, quattro fanno una maledizione”. I sospetti dei media ricadono sulla Brigata Coclite, un’associazione di nostalgici promotrice dei valori dell’antica Roma, che esaltano utilizzando iconografie imperiali e latinismi, vestendo con sandali borchiati e pallium, rispolverando vecchi riti pagani in onore della dea Vesta.

A preoccuparsi degli omicidi non è solo la stampa o la polizia. Monica, abbandonata dal padre quando era solo una bambina, sta cercando di rintracciarlo; i pochi indizi che ha la portano a credere che ora abiti le strade della capitale. Questo la spinge a collaborare con una mensa per senzatetto: ogni volta che incrocia lo sguardo di un disperato in coda per un pasto, in lei si accende la fiamma della speranza. A suo modo, come la Brigata Coclite, anche lei è alla ricerca delle sue origini; anche lei “invoca” la divinità protettrice della famiglia affinché suo padre non sia ritrovato nel fiume come gli altri.

Tutte feriscono, l’ultima uccide non è il solito giallo in cui il lettore assiste al duello tra investigatore e assassino, incorniciato dai soliti clichés di falsi sospettati e prove da mettere insieme per inchiodare il colpevole. Dai capitoli che prendono il nome dai ponti sul Tevere, dall’intreccio di punti di vista narrativi mai sovrapposti, che genera una narrazione fluida e coinvolgente, affiorano le vere protagoniste del romanzo: Roma e la romanità. L’Urbe, con la gloria di tempi lontani che i suoi monumenti ancora riflettono, ammalia e spinge, quasi giustifica, la catena di omicidi; è una città complice. Allo stesso tempo è vittima: la sua memoria viene distorta e strumentalizzata; i suoi luoghi simbolo vengono sporcati di sangue. Il lettore non ha solo la possibilità di “visitare” la città, può andare oltre e immergersi nell’atmosfera più genuina di Roma. Può sentire il profumo della pizza al taglio e lo scrocchiare dei supplì in giro per le strade; ridere delle battute, sempre pronte, di personaggi dai soprannomi bizzarri come Romoletto, Tippettoppe e Jagermeister; perdersi nella frenesia della quotidianità capitolina.

Laura Costantini e Loredana Falcone hanno scritto un thriller coinvolgente e carico di Storia, perfettamente equilibrato nelle sue componenti di presente e passato; ma soprattutto hanno scritto un’ode all’Urbe, a “’sta città, che è sempre bella pure se è piena de matti”.

 

A cura di Federico Ingemi